Mercoledì 14 giugno, terza giornata del 22° Congresso Nazionale Fabi.
Sono gli interventi dei delegati presenti, arrivati da tutti i sab italiani, a dare il via alla giornata di lavori: è il momento in cui la base attiva del sindacato, la vera linfa vitale dell’organizzazione, quei dirigenti sindacali che giorno dopo giorno operano sul territorio, entra in scena e arricchisce il dibattito apportando il proprio importante contributo.
Riflessioni, approfondimenti, proposte che raccontano il lavoro – e il lavoratore – bancario in tutte le sue sfaccettature: in sintesi, anche lo specchio dell’attuale contesto sociale, di un intero Paese, in un periodo storico caratterizzato da continui cambiamenti come quello che stiamo vivendo.
A seguire, l’intervento dell’avvocato Paolo Berti che, alle 11 in punto, approfondisce il tema della flessibilità, argomento già introdotto in più occasioni dal segretario generale Sileoni. “La giurisprudenza del lavoro nel settore bancario”, questo il titolo dell’analisi esposta, presenta la situazione attuale del mondo lavorativo, nello specifico quello bancario ma il concetto vale per ogni settore, in cui le persone si sono dovute adattare al lavoro che cambia, invece del contrario, come sarebbe stato giusto.
La mancata attenzione alle esigenze e soprattutto al valore dei lavoratori è una questione spinosa che, nonostante il passare dei decenni, l’evolversi del mondo del lavoro e della stessa società, ancora inevitabilmente si trascina. Berti ricorda, a tal proposito, l’illuminazione di alcuni imprenditori del passato, rifacendosi alle parole di Michele Ferrero, rivolte a un manager: «Quando parli con un individuo, ricorda che anche lui è importante per il futuro dell’azienda».
Si entra poi nel pieno dei lavori con la prima tavola rotonda della giornata, “Le banche europee tra innovazione e intelligenza artificiale”, condotta da dal vicedirettore esecutivo di Radio24 Sebastiano Barisoni e che vede entrare in scena, con il segretario generale Fabi, il chief executive officer Crédit Agricole Italia Giampiero Maioli. Con loro, i giornalisti Stefano Righi del Corriere della Sera, Francesco Spini della Stampa, Carlotta Scozzari dell’HuffPost.
Argomento trasformazione digitale subito al centro del dibattito: «L’innovazione tecnologica, e quindi l’intelligenza artificiale, porterà via posti di lavoro?», questa la domanda che Barisoni pone a Maioli.
Secondo Maioli, non bisogna credere all’assioma “tecnologia significa mandare via le persone”, è invece importante «puntare in maniera intelligente sul capitale umano, accompagnando il personale delle banche ad apprendere, utilizzare, fare tesoro della tecnologia. Il passo decisivo sarà capire come farlo».
Decisa la visione di Sileoni sulla questione: «Prima del covid gli investimenti sulle nuove tecnologie erano tutte chiacchiere, poi dal covid, dalle operazioni della Bce e dai fondi internazionali che hanno permesso liquidità enorme, i gruppi bancari hanno iniziato ad avere il terrore di svegliarsi, una mattina, e non trovare più la banca.
Di base, neanche loro sanno, esattamente, cosa la banca digitale possa essere. Banca Intesa presenterà a breve la propria banca digitale, ma neanche loro sanno cosa è.
Se il sindacato non controlla – prosegue il Segretario generale – questo progetto delle banche virtuali potrebbe trasformarsi in un inferno perché le banche più aggressive, nei fatti, potrebbero creare dei contenitori, dei call-center e portarci dentro i lavoratori che, semplicemente, contatteranno ogni giorno la clientela per proporre quei prodotti preparati e studiati dall’intelligenza artificiale. Quello sarebbe il preambolo di una esternalizzazione prevista per legge, regolamentata e decodificata dal codice civile e che porterebbe a una riduzione del personale bancario, in pochissimi anni, di almeno il 45-50%.»
E qui Sileoni fa una osservazione provocatoria: «L’intelligenza artificiale dovrebbe allora valere anche per erogare il credito: ma quante sono le banche che si priveranno di questo enorme potere contrattuale? L’intelligenza artificiale non dovrebbe essere utilizzata solo per vendere prodotti finanziari, in maniera unilaterale».
Maioli “giustifica” gli investimenti in nuove tecnologie da parte del gruppo bancario che rappresenta con le esigenze di un mercato che, altrimenti, mette alle strette: «Noi abbiamo stanziato 20 miliardi di euro da qui al 2025. E quei 20 miliardi li investiamo perché, altrimenti, usciamo dal mercato, perché le richieste dei clienti sono altre ormai. Oggi, il sistema bancario deve gestire 4 generazioni diverse, dai boomers alla generazione y. Se non fai questi investimenti, esci dal mercato».
«Io non credo nella creazione di nuove attività e nuovi mestieri in un cambiamento epocale come questo», perentorio l’inciso finale del leader Fabi.
Si continua a parlare di intelligenza artificiale ma, soprattutto, delle banche e del loro rapporto con le famiglie e con le imprese, anche nella seconda tavola rotonda, che vede sul palco, con Sileoni: l’amministratore delegato BancoBpm Giuseppe Castagna, Michel Martone dell’Università La Sapienza, il vicedirettore della Verità Claudio Antonelli, il direttore ed editore associato Mf Milano Finanza Gabriele Capolino, il caporedattore di Libero Sandro Iacometti.
“Banche e bancari al servizio di famiglie e imprese”, questo il titolo del dibattito, moderato dal vicedirettore Tg5 Giuseppe De Filippi.
E, sempre sul tema già aperto nel dibattito precedente al tema dei prestiti, Sileoni torna a spingere sullo stesso punto: di fronte alle scelte di una intelligenza artificiale che mette tutti sullo stesso livello, «i banchieri si priveranno davvero del potere, sia personale che del ruolo, di decidere a chi dare e a chi non dare i soldi? Io credo che non lo faranno mai, in Italia».
Elusivo Castagna, che risponde con concetti più generici: «Se la banca va bene abbiamo tutti da guadagnare, i nostri azionisti come i risparmiatori. La maggior parte dei nostri azionisti investe nell’economia reale, e questo è un tema importantissimo. Io confido in un rapporto davvero costruttivo e di fiducia con i sindacati. Nessuno crede più, davvero, nell’assioma “banca da un lato e dipendente dall’altro”. Sono certo che, insieme, possiamo cambiare molto quella che è l’immagine della banca nella visione collettiva».
Riguardo gli aumenti in busta paga: il ceo del Banco Bpm, in linea con la posizione dell’ad di Unicredit Orcel esposta, ieri, proprio qui al Congresso Fabi, ritiene che sia «giusto e utile, anche per il sindacato, che la trattativa sul contratto dei bancari – e quindi anche, e forse soprattutto, la questione salariale – avvenga in un organismo che rappresenti tutte le banche, il comitato Casl del’Abi».
Da parte dell’ad Banco BPM, una nota dedicata al Sud, e relativa alla desertificazione bancaria che incombe, in maniera particolare, sulla parte meridionale del nostro Paese: “La desertificazione bancaria nel Mezzogiorno d’Italia crea uno svantaggio competitivo per tutto il Paese. C’è un tema infrastrutturale. La presenza di banche con solide radici al Sud sarebbe un aiuto alla ripresa dell’economia del Mezzogiorno perché è ovvio che le banche vanno bene se il loro territorio funziona. Se una banca, come nel nostro caso, ha filiali al Sud, ma gran parte delle attività al Nord, chiaramente non può essere dedicata completamente al Sud, pur tentando di fare il massimo possibile. Quindi non averne è sicuramente uno svantaggio competitivo».
Il Segretario generale Fabi introduce, poi, il consigliere d’amministrazione di Banco Bpm, Paoloni, che fa subito il punto sull’argomento lavoratori bancari, nello specifico sui dipendenti azionisti: «Abbiamo sempre avuto molta attenzione a riguardo, per noi è fondamentale l’argomento dipendenti: gli azionisti dipendenti hanno la stessa importanza, sono allo stesso identico livello degli altri stake holders».
Per “Concorrenza e competitività nel settore bancario”, sale sul palco l’amministratore delegato Bnl Bnp Paribas Elena Goitini, con i giornalisti Stefano Righi del Corriere della Sera, Francesco Spini della Stampa, Patrizia De Rubertis del Fatto Quotidiano, Filippo Caleri caporedattore del Tempo.
Con Lando Maria Sileoni sempre presente in scena, modera il dibattito il caporedattore Class Cnbc Jole Saggese.
La giornalista di Class presenta Bnl Bnp Paribas come il primo grande gruppo europeo che sostiene l’economia reale.
Elena Goitini: «Sono certa della grande capacità dell’Italia di uscire dallo stereotipo di fanalino di coda. Secondo me non si deve parlare di rapporti bilaterali tra paesi, sono convinta che vada messa l’Europa al centro».
E sulle banche e le trasformazioni in atto: «Va ripensato il sistema filiali con le nuove tecnologie. Credo che le filiali siano dei nodi che vadano ripensati e riaggiornati per garantire quella funzionalità ormai indispensabile. Esempio, perché non pensare all’utilizzo del contante attraverso la grande distribuzione o nelle farmacie? Abbassare il costo del contante creando un sistema che permetta di prelevare, ad esempio, in farmacia, aiuterebbe a tagliare i costi».
«La nostra banca è glocal, fortemente radicata sul territorio italiano ma con l’accesso a delle piattaforme globali – prosegue Goitini – siamo pronti perciò a cogliere delle opportunità e vogliamo essere focalizzati su alcuni obiettivi che riguardano, ad esempio, la mobilità sostenibile. Pensiamo di sfruttare la nostra specializzazione all’interno di un modello adeguato».
Lando Maria Sileoni ha fatto presente all’ad di Bnl Bnp Paribas che la scelta compiuta dalla Bnl con le esternalizzazioni porterà a strascichi legali e non farà bene all’immagine del gruppo bancario. Il segretario generale Fabi ha ricordato lo scontro della banca con i sindacati, sottolineando come la Fabi non abbia, infatti, firmato gli accordi con l’istituto di viale Spinelli.
Sileoni mette un freno all’entusiasmo di Goitini, ponendo un forte dubbio: «BNL è stata banca dei partiti della prima repubblica e parte della seconda: non è un caso se abbia un’agenzia all’interno del parlamento. Una delle paure è che i “segreti” dei conti correnti, le informazioni presenti all’interno delle agenzie BNL vadano poi in possesso di una banca che non è italiana. Questo è il dubbio. Ci sono stati personaggi, all’interno di quella banca, che al 50% facevano attività bancaria per BNL e al 50% facevano propria attività politica».
Il pomeriggio di questo mercoledì congressuale è poi interamente dedicato agli interventi dei delegati che, iniziati in mattinata, ripartono subito a pieno ritmo.
La giornata si conclude con due approfondimenti: il primo, da parte di Tommaso Brindisi, responsabile del Coordinamento nazionale Fabi pensionati ed esodati, il secondo a cura di Anna Maria Landoni, responsabile nazionale Fabi per il settore Agenzia Entrate e Riscossione.
Brindisi ricorda quanto sia importante abbattere le barriere storico-culturali che riguardano questo importante segmento di lavoratori, i pensionati ed esodati, e di come il Coordinamento che rappresenta abbia sempre operato in tal senso.
«Dobbiamo sostenere le esigenze degli ex dipendenti, puntando a ridurre le differenze di trattamento, che noi consideriamo eccessive, tra attivi e pensionati: se accolti generosamente dal proprio Sab, pensionati ed esodati possono dare un aiuto gratuito ma fondamentale. Tutti insieme possiamo fare di più, contribuendo a garantire la centralità della nostra organizzazione».
Landoni ricorda che è all’esame della Camera il disegno di riforma fiscale che rivisiterà il sistema fiscale italiano: «Per realizzare una riscossione che funzioni, servono interventi mirati sull’attuale normativa legislativa. Riconosciamo l’importanza di un sistema fiscale ben funzionante e di una riscossione esattoriale efficace, anche in virtù di una ripresa economica del nostro Paese», questa la chiosa della coordinatrice Fabi. Che conclude: «I lavoratori della riscossione hanno subito, negli ultimi anni, aggressioni, verbali e fisiche, soltanto perché hanno commesso l’errore di svolgere il proprio lavoro, di perseguire le regole dello stato: gli esattoriali hanno riposto la propria fiducia nella Fabi e noi vogliamo ripagare, ripagheremo, questa fiducia».