La giornata di giovedì 15 giugno è interamente dedicata a tutte le donne e gli uomini della Fabi: continuano infatti gli interventi dei delegati presenti al Congresso, a cui il Segretario generale risponderà personalmente con la sua relazione conclusiva.

Ma, prima, in apertura di lavori, al presidente del Centro studi Pietro Desiderato, Gianfranco Amato, il compito di presentare l’ultima opera editoriale “made in Fabi”. Dedicata all’autonomia, la peculiarità su cui sin dall’origine è fondato il primo sindacato del credito – e che rende la Fabi una combinazione unica nel panorama sociale e politico del nostro Paese – l’ultimo lavoro del Centro Studi si pone l’obiettivo di recuperare radici, senso e significato del termine.
«Declinata in diverse forme, l’Autonomia è una di quelle parole, ormai troppe, usate male, in modo generico, spesso fuori contesto. Il risultato è quello di renderla sempre più fragile, tanto da diventare evanescente come un fantasma. Ne prendiamo atto. Ma non ci rassegniamo. L’obiettivo si rivolge al centro simbolico della nostra Organizzazione, che, da sempre, interpreta l’autonomia come il luogo che le spetta, dove si alimenta. Possiamo dire il suo “specifico”, termine che indica una caratteristica senza la quale la Fabi, semplicemente, non sarebbe», commenta Amato.

A seguire, tutti gli interventi dei delegati: molti gli argomenti su cui ognuno di loro, a nome dell’intero Sab di appartenza, esprime opinioni, presenta appelli, chiede confronto e propone soluzioni. Tutti, dal primo all’ultimo, nel segno della costruttività e partecipazione: fierezza di appartenenza e condivisione dei valori che, dal 1948, sono alla base del primo sindacato del credito, si esprimono qui in tutta la loro forza.

La relazione di Sileoni, che risponde ad ognuno di loro, rappresenta la sintesi dell’intera assise congressuale.
Ne riportiamo la parte finale.
«Non ci siamo mai nascosti dietro una narrazione virtuale: la nostra narrazione degli eventi è sempre passata attraverso l’assunzione di responsabilità e di fatti concreti e, le nostre controparti lo sanno bene, non è mai mancata una lealtà e una onestà intellettuale di fondo.
Nella vita, la distanza non conta mai per chi sa guardare oltre l’orizzonte e, dal 2010, quando questo gruppo dirigente ha preso in mano l’organizzazione, quando abbiamo condiviso tutti i cambiamenti, quando abbiamo condiviso la nostra crescita insieme alla nostra piena autonomia, siamo riusciti ad avere la consapevolezza dell’assoluto controllo delle nostre azioni. La comunicazione non conta niente se non si hanno idee, proposte e iniziative, se le stesse non si concretizzano con i fatti rimangono solo chiacchiere. E di professionisti di chiacchiere c’è una discreta presenza nel nostro settore. C’è chi alle chiacchiere abbina sempre una cronica incapacità di prendersi le proprie responsabilità. Insomma, chiacchiere e irresponsabilità vanno sempre a braccetto. Chi si nasconde, sperando sempre che ci sia qualcuno pronto a sporcarsi le mani per poi mettersi, come dicono a Roma, a ruota di chi prende iniziative.
Quando, domani pomeriggio, a congresso concluso, uscirete da questo stabile vi accorgerete immediatamente che esiste un’altra vita, un’altra dimensione al di fuori di questo contesto: il mio desiderio è che di questi giorni passati insieme vi rimanga almeno il pensiero che il nostro futuro passa attraverso soltanto le nostre decisioni e le nostre scelte.
In questi lunghi anni, mi sono e ci siamo accorti che tutti noi riusciamo a dare il meglio di noi stessi soltanto nelle difficoltà. Vi svelerò un altro segreto, ancora più profondo e intimo: mai è stata presa una decisione a danno della categoria, mai. Voi sapete bene che non sto mentendo e, quando terminerò questo lungo viaggio con la Fabi, questa rimarrà la vera, unica ed intima soddisfazione della mia vita.
Negli ultimi mesi, c’è chi ha provato a metterci in difficoltà. Per farci la guerra hanno utilizzato i coriandoli e le pistole ad acqua. Noi siamo per il dialogo, per il rispetto. La gelosia e l’invidia sono sentimenti che non mi appartengono, non ci appartengono. Se, però, qualcuno pensasse di crearci ulteriori problemi, sappia, che se ciò avvenisse, in un anno saremmo capaci, a condizioni diverse dalle attuali, di fare almeno altri 15.000 iscritti, di rendere ingestibile qualsiasi gruppo bancario, anche perché conosciamo il Tallone di Achille di alcuni.
Se io pensassi o mi comportassi, se tutti noi ci comportassimo, come fanno alcuni, dilettanti nelle parole e dilettanti nei fatti, sarei capace di chiudere il contratto nazionale in due secondi. A quali condizioni, però? La mia risposta: a condizioni pessime per le persone che rappresentiamo.
Dalle azioni dei singoli dipende il destino di tutti».
Citando Alessandro Magno, Lando Maria Sileoni conclude il suo intervento, seguito da un lungo applauso dell’intera platea, tutta, rigorosamente, in piedi ad omaggiare il suo Segretario generale.
La presentazione della mozione conclusiva del Congresso, seguita dall’unanime approvazione, ha poi sancito la chiusura ufficiale dei lavori. Domani, seguirà votazione, scrutinio e proclamazione degli eletti.